Severitas Spartana (Versione latino Valerio Massimo)

Severitas Spartana
versione di latino di Valerio Massimo

Spartana civitas, severissimis Lycurgi legibus obtemperans, per multos annosa b Asianorum consuetudine atque commercio cives suos retraxit, ne illorum illecebris capti ad delicatius vitae genus prolaberentur....

La città spartana, ottemperando alle severissime leggi di Licurgo, per molti anni tenne lontani i propri cittadini dalla frequentazione degli Asiatici e dal commercio, affinché, attirati dalle tentazioni di quelli, non fossero attratti da un genere più delicato di vita.

Infatti avevano sentito che l’eleganza, il lusso, gli inutili sfarzi, spese smisurate e tutti i generi di disonesta e dannosa voluttà fossero derivati da là: e che per primi gli Ioni avessero assunto l’usanza dell’olio profumato, delle corone durante i banchetti, e della seconda portata, non piccoli incitamenti al lusso.

Dunque non è strano che gli Spartani, che godevano della fatica e della sopportazione, non avessero voluto che i propri concittadini fossero corrotti dall’influenza negativa delle mollezze straniere, affinché la forza ed il fondamento dello stato non venissero indeboliti. Di tal fatto mostrò che la preoccupazione e la diffidenza non erano cose prive di fondamento Pausania, loro stesso comandante, il quale, compiute molte esimie e lodevolissime imprese per la patria e riportate vittorie, quando in un primo tempo assunse dal contato dell’Asia i lascivi e delicati costumi della civiltà, non si vergognò di fiaccare il valore e la tempra del proprio animo.

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