Esopo, Favola 107

Il cavallo, il bue, il cane e l'uomo

o la creazione dell'uomo

ΙΠΠΟΣ, ΒΟΥΣ, ΚΥΩΝ ΚΑΙ ΑΝΘΡΩΠΟΣ

Ζεὺς ἄνθρωπον ποιήσας ὀλιγοχρόνιον αὐτὸν ἐποίησεν. ὁ δὲ τῇ ἑαυτοῦ συνέσει χρώμενος ὅτε ἐνίστατο ὁ χειμών, οἶκον ἑαυτῷ κατεσκεύασε καὶ ἐνταῦθα διέτριβε....

Quando Zeus creò l'uomo, gli assegnò un'esistenza di breve durata. Grazie al suo ingegno, quando giunse l'inverno, egli si costruì una casa dove abitare.

Un giorno, a causa del freddo pungente e della pioggia, un cavallo, che non riusciva più a resistere, giunse di corsa dall'uomo e lo supplicò di dargli riparo. Allora egli gli disse che l'avrebbe fatto solo in cambio del dono di una parte dei suoi anni. Il cavallo glielo concesse di buon grado.

Dopo non molto tempo, giunse anche il bue: nemmeno lui riusciva a tollerare il maltempo. Ugualmente l'uomo gli disse che non l'avrebbe accolto se non gli avesse offerto un certo numero dei suoi anni; il bue gliene donò una parte e fu accolto in casa. Infine, giunse il cane, tormentato dal freddo: cedendo una parte dei suoi anni, ottenne riparo. Di conseguenza, gli uomini, quando vivono nel tempo assegnato loro da Zeus, sono integri e buoni;

quando sono negli anni del cavallo, risultano vanitosi e superbi; giunti agli anni del bue, sono adatti a comandare; quando, alla fine, arrivano agli anni del cane, sono irritabili e abbaiano. Si potrebbe riferire questa favola a un anziano irascibile e burbero.

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