Il ragazzo che rubava

Il ragazzo che rubava versione greco

Παις εκ διδασκαλειου την του συμφοιτητου δελτον ανελομενος τη μητρι εκομισε· της δε ου μονον ουκ επιπληξασης, αλλα και επαινεσασης αυτον, εκ δευτερου ιματιον κλεψας, ηνεγκεν αυτη, και ετι μαλλον εκεινη απεδεξατο. Ως δε νεανιας εγενετο, και τα μειζονα επεχειρει κλεπτειν. Ληφθεις δε ποτε επ' αυτοφωρω και περιαγκωνισθεις, επι τον δημιον απηγετο. Της δε μητρος επακολουθουσης αυτω και στερνοκοπουμενης, ο νεανιας ειπε βουλεσθαι τι αυτη ειπειν προς το ους. Της δε προσελθουσης, ταχεως επελαβετο του ωτος αυτης, και απεκοψε ης οε κατηγορουσης αυτον ως ουσσερη, εκεινος εφη· «Αλλα τοτε, οτε σοι πρωτον την δελτον κλεψας ηνεγκα, ει επληςας με, ουκ αν μεχρι τουτου εχωρησα, και επι θανατον ηγομην».

Un ragazzo, sottratta da scuola la tavoletta per scrivere del compagno, la portò alla madre.

Poiché ella non solo non lo aveva rimproverato, ma addirittura lo aveva lodato, avendo in seguito rubato un vestito, glielo portò e quella lo elogiò ancora di più. Quando divenne un giovanotto, poi, prese a rubare anche le cose di maggior valore.

Colto un giorno sul fatto e legategli le mani dietro le spalle, fu condotto dal boia. Poiché la madre lo seguiva e si batteva il petto per il dolore, il giovane dichiarò di volerle dire qualcosa alle orecchie.

Dopo che quella si fu avvicinata, afferrò fulmineamente il suo orecchio e glielo lacerò. Poiché ella lo accusò di sacrilegio, quegli rispose: «Se tu mi avessi picchiato allora, quando per la prima volta ti portai la tavoletta da scrivere, dopo averla rubata, non sarei arrivato a questo punto e non sarei condotto a morte».

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