L'indagine di Socrate
καὶ πολὺν μὲν χρόνον ἠπόρουν τί ποτε λέγει· ἔπειτα μόγις πάνυ ἐπὶ ζήτησιν αὐτοῦ τοιαύτην τινὰ ἐτραπόμην....
E, per molto tempo non riuscivo a farmi una ragione su quello che (l'oracolo) diceva (lett. presente).
Io, allora, tentai di dimostrargli che non era sapiente anche se credeva di esserlo, con il bel risultato che mi tirai addosso il suo rancore e quello dei presenti. Andandomene, però, pensai: «Certo sono più sapiente io di quest'uomo, anche se poi, probabilmente, tutti e due non sappiamo proprio un bel niente; soltanto che lui crede di sapere e non sa nulla, mentre io, se non so niente, ne sono per lo meno convinto, perciò, un tantino di più ne so di costui, non fosse altro per il fatto che ciò che non so, nemmeno credo di saperlo.