La giornata di un faraone
διατεταγμέναι δ´ ἦσαν αἵ τε τῆς ἡμέρας καὶ τῆς νυκτὸς ὧραι, καθ´ ἃς ἐκ παντὸς τρόπου καθῆκον ἦν τὸν βασιλέα πράττειν τὸ συντεταγμένον, οὐ τὸ δεδογμένον ἑαυτῷ....
Le ore del giorno e della notte erano ordinate in un preciso programma, durante le quali era richiesto che il re facesse in ogni modo quanto era stato fissato e non ciò che gli pareva.
Era anche necessario che il sacerdote riconoscesse le singole qualità del re, affermando che verso gli dei era pio ed estremamente buono verso gli uomini, perché era padrone di se stesso e giusto e magnanimo e ancora sincero e generoso con i propri beni e insomma superiore ad ogni proprio desiderio e assegnava ai colpevoli punizioni meno severe di quanto meritassero, mentre ricambiava i propri benefattori con una gratitudine maggiore del beneficio ricevuto. E dopo aver passato in rassegna molte altre qualità simili a queste, il sacerdote che stava pregando alla fine formulava una maledizione riguardo a quanto era stato trascurato per ignoranza, escludendo il re da ogni colpa, e chiedendo che il danno e la punizione piombassero su chi lo serviva e gli aveva insegnato cose deplorevoli.