Ippocrate - Sul morbo sacro II

ἄλλα τε πολλά ἐστι καὶ παντοδαπὰ ὧν περὶ ἑκάστου λέγειν πουλὺς ἂν εἴη λόγος....

E ancora vi sono casi numerosi e di ogni genere, ma raccontare di ciascuno farebbe lungo il discorso.

(2) In verità io ritengo che i primi a conferire carattere sacro a questa malattia siano stati uomini quali ancor oggi ve ne sono, maghi e purificatori e ciarlatani e impostori, tutti che pretendono d’essere estremamente devoti e di veder più lontano.

Costoro dunque presero il divino a riparo e pretesto della propria sprovvedutezza – giacché non sapevano con quale terapia potessero dar giovamento –, e affinché la propria totale ignoranza non fosse manifesta, asserirono che questo male era sacro.

E raccontando appropriati discorsi stabilirono una cura rivolta alla loro stessa sicurezza; distribuivano purificazioni e incantesimi, ingiungevano di astenersi dai bagni e da molti cibi che non è opportuno che i malati mangino

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