Niente è la morte per noi - Versione Lucrezio

Dal De Rerum Natura

Nil igitur mors est ad nos neque pertinet hilum, quandoquidem natura animi mortalis habetur....

Nulla dunque la morte è per noi, né ci riguarda punto, dal momento che la natura dell'animo è conosciuta mortale.

E come nel tempo passato non sentimmo alcuna afflizione, mentre i Cartaginesi da ogni parte venivano a combattere, quando il mondo, scosso dal trepido tumulto della guerra, tremò tutto d'orrore sotto le alte volte dell'etere, e fu dubbio sotto il regno di quale dei due popoli dovessero cadere tutti gli uomini sulla terra e sul mare, così quando noi non saremo più, quando sarà avvenuto il distacco del corpo e dell'anima, che uniti compongono il nostro essere, certo a noi, che allora non saremo più, non potrà affatto accadere alcunché, nulla potrà colpire i nostri sensi, neppure se la terra si confonderà col mare e il mare col cielo. E anche se supponiamo che, dopo il distacco dal nostro corpo, la natura dell'animo e il potere dell'anima serbano il senso, questo tuttavia non importa a noi, che dall'unione e dal connubio del corpo e dell'anima siamo costituiti e unitamente composti.

E quand'anche il tempo raccogliesse la nostra materia dopo la morte e di nuovo la disponesse nell'assetto in cui si trova ora e a noi fosse ridata la luce della vita, tuttavia neppure questo evento ci riguarderebbe minimamente una volta che fosse interrotta la continuità della nostra coscienza. Così ora a noi non importa nulla di noi, quali fummo in precedenza né ormai per quel nostro essere ci affligge angoscia. E invero, se volgi lo sguardo verso tutto lo spazio trascorso del tempo illimitato, e consideri quanto siano molteplici i movimenti della materia, facilmente puoi indurti a credere che questi stessi atomi, di cui siamo composti ora, già prima siano stati spesso disposti nel medesimo ordine in cui sono ora. Eppure non possiamo riafferrare con la memoria quell'esistenza; s'è interposta infatti una pausa della vita e sparsamente tutti i moti si sviarono per ogni dove, lontano dai sensi.

Infatti, se sventura e affanno devono colpire qualcuno, occorre che allora, in quel medesimo tempo, esista quella stessa persona cui possa incogliere male. Ma, poiché la morte toglie ciò e impedisce che esista colui a cui le disgrazie possano attaccarsi, è chiaro che niente noi dobbiamo temere nella morte, e che non può divenire infelice chi non esiste, né fa punto differenza se egli sia nato o non sia nato in alcun tempo, quando la vita mortale gli è stata tolta dalla morte immortale.

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