Pausania, Descrizione della grecia 5.3.13: la scapola di Pelope

μηκυνομένου τοῦ πρὸς Ἰλίῳ πολέμου τοῖς Ἕλλησιν,  προαγορεῦσαι δὲ αὐτοῖς τοὺς μάντεις ὡς αἱρήσουσιν οὐ πρότερον τὴν πόλιν, πρὶν ἂν τὰ Ἡρακλέους τόξα καὶ ὀστοῦν ἐπαγάγωνται Πέλοπος....

Prolungandosi la guerra contro Troia per i greci, gli indovini predissero loro che non avrebbero preso la città prima che non avessero là portato le frecce di Ercole, ed un osso di Pelope.  Così dicono, che essi chiamarono Filottete nell'accampamento, e che da Pisa portava delle ossa di Pelope quello della spalla; come poi tornavamo in patria fecero naufragio presso l'Eubèa, e la nave ancora che portava l'osso di Pelope fu distrutta dalla tempesta.

Molti anni dopo la caduta di Troia dicono che Demarmeno da Eretria pescatore, gettando le reti in mare tirò su l'osso, ed ammirando la sua grandezza ritenne di nasconderlo sotto la sabbia. Alla fine andò  a Delfi per pregare di essere ammaestrato su di chi mai fosse quell'osso, e quale uso ne dovesse fare; e siccome per la provvidenza del Dio erano presenti allora a Delfi gli Elèi che chiedevano la liberazione da una malattia epidemica; la Pizia rispose loro di ricuperare le ossa di Pelope : a Demarmeno poi di restituire agli Elei quello, che aveva ritrovato.

E a lui che faceva queste cose gli Elei gli diedero in cambio altre cose; e fra queste che Demarmeno stesso e i discendenti suoi fossero custodi dell'osso.

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