La sorte dei condannati ai lavori forzati (Versione latino Plinio il Giovane)

La sorte dei condannati ai lavori forzati
Autore: Plinio il Giovane Maturità 1966

C. Plinius Traiano imperatori. Salva magnitudine tua, domine, descendas oportet ad meas curas, cum ius mihi dederis referendi ad te, de quibus dubito....

Plinio All'imperatore Traiano. (=Caio Plinio saluta l'imperatore Traiano). Fatta salva la tua dignitò, bisogna che tu ti abbassi alle mie preoccupazioni, poiché tu mi hai concesso il diritto di rimettere al tuo giudizio le questioni sulle quali ho dei dubbi.

Nella maggior parte delle città, soprattutto a Nicomedia e a Nicea, alcuni condannati ai lavori forzati o agli spettacoli gladiatori o a generi di pene simili a queste, sono impegnati in pubbliche mansioni e percepiscono anche assegni annuali come servi pubblici.

Essendo venuto a sapere ciò, a lungo e molto sono stato incerto su che cosa dovessi fare. Ritengo, infatti, da una parte eccessiva severità restituire alla pena dopo lungo tempo la maggior parte di essi che sono ormai vecchi e che vivono, per quanto si dice, in modo frugale e modesto, e ritengo d'altra parte non abbastanza conveniente conservare in pubblici incarichi uomini condannati; credo d'altra parte che sia svantaggioso che gli stessi siano sostenuti dallo Stato senza lavorare, pericoloso anche che non siano sostentati.

Ho lasciato tutta la questione in sospeso, fino a quando avessi ottenuto il tuo parere.

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