Lettera a un invitato che ha disertato il pranzo

Heus! Tu promittis te ad cenam venturum, nec venis. Velim te pigeat non venisse....Excuses ergo te apud me neve umquam tam hospitalem cenam, munditiarum ac facetiarum plenam, deseras. Vale

Hei! Tu prometti che a cena ci sarai, e poi non ti presenti. Dovrai pentirti di non esserci venuto.

Rimborserai la spesa fino all'ultima lira! Era stata preparata una lattuga per ciascuno, tre lumache, due uova, farro con vino mielato e neve (conterai anche questa, infatti, anzi soprattutto questa che si è sciolta sul piatto), olive, barbabietole, zucche, cipolle, e mille altre cose non meno di pregio. Questo avresti potuto gustare con me. Avresti udito anche degli attori, o un declamatore o un suonatore di cetra.

Infatti, per mia generosità, ti sarebbero state offerte tutte queste cose. Ma tu hai preferito (andare) da un altro ospite, non so chi, le ostriche, le vulve, i ricci di mare e le ballerine di Cadice. Pagherai pegno, non (ti) dico quale, ma lo pagherai. Hai fatto torto a te stesso e a me. Quanto avremmo scherzato, riso e studiato! Puoi cenare con più sfarzo presso molti, ma da nessuna parte più lietamente, semplicemente, più liberamente.

Cosa mai ti posso dire ora? Ti devo biasimare o punire? Piuttosto avrei voluto cenare con te, il che non accadde, non per colpa mia. Scusati perciò con me e non disertare mai più una cena così ospitale, così piena di buon gusto e di facezie. Stammi bene.

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