TEOFRASTO I CARATTERI la loquacità- IL CIARLARE

ΠΡΟΘΕΩΡΙ - iL CIARLARE
[4] ΑΓΡΟΙΚΙΑΣ Δ΄

[ 1] Ἡ δὲ ἀγροικία δόξειεν ἂν εἶναι ἀμαθία ἀσχήμων, ὁ δὲ ἄγροικος τοιοῦτός τις, [2]οἷος κυκεῶνα πιὼν εἰς ἐκκλησίαν πορεύεσθαι....

TRADUZIONE

1 Il ciarlare è un buttar fuori discorsi lunghi e sconsiderati; 2 e il ciarlatore è un tale che, a uno che non conosce, gli si pone a sedere accanto e, in primo luogo, gli tesse l'elogio della propria moglie, poi gli racconta il sogno che ha fatto la notte, indi gli passa in rassegna, a uno a uno, tutti i cibi che ha mangiati a pranzo; 3 poi, se la cosa va avanti con successo, si mette a dire che la gente d'oggi è molto più cattiva di quella d'una volta, e che le granaglie si sono vendute in piazza a buon mercato, e che in città vi sono molti forestieri, e che a cominciare dalle Dionisie il mare è navigabile;

4 e che se Zeus manderà pioggia più abbondante, i prodotti della terra saranno migliori, e che per l'anno nuovo vuol coltivare un campicello, e che la vita è difficile, e che Damippo alla festa dei Misteri ha dedicato la fiaccola più grande, e quante sono le colonne dell'Odeon; ed ancora: «Ieri ho vomitato» e «Che giorno è oggi?». 5 E se uno ha la pazienza di sopportarlo, non si stacca più, e dice che nel mese di Boedromione ricorrono i Misteri, nel mese di Pianepsione le feste Apaturie, nel mese di Posideone le Dionisie campestri.

6 Ed invero, se uno vuole che non gli venga la febbre, deve fuggire lontano da codesta gente a braccia sciolte e gambe levate: giacché è gran fatica riuscire a tener testa a chi non sa distinguere tra ozio ed occupazione.

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