Uno schiavo rifiuta di assassinare Mario

Sulla, contracto exercitu, Romam rediit eamque armis occupavit; omnes inimicos, inter quos Marium cum filio...

Silla, riunito l'esercito, fece ritorno a Roma e la occupò con le armi; cacciò da Roma tutti i nemici, tra cui Mario con il figlio e P. Sulpicio, alleato di Mario, e, proposta la legge, li condannò in esilio.

I cavalieri di Silla inseguendo Sulpicio nelle paludi Laurentine, lo sgozzarono e ed il capo di costui fu mostrato dinanzi ai rostri. Anche Mario, per salvarsi la vita, fuggì dalla città;

egli, dopo il sesto consolato, nudo e coperto di fango, soltanto con gli occhi e le narici che emergevano dall'acqua, venne estratto dai soldati su un canneto nei pressi della palude di Marica, in cui fuggendo si era nascosto e, per ordine dei Duumviri, fu condotto nel carcere di Minturno.

Un servo pubblico, di nazionalità germanica, inviato da Silla per uccidere Mario, nel momento in cui lo stava per sgozzare, riconobbe Mario ed esprimendo con grande lamento la propria indignazione, deposta la spada, fuggì dal carcere. (By Maria D.)

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Versione tratta da Velleio Patercolo

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