Contro Simone Lisia

Contro Simone (opera integrale)
Autore: Lisia
ΠΡΟΣ ΣΙΜΩΝΑ ΑΠΟΛΟΓΙΑ
DISCORSO DI DIFESA CΟΝΤRΟ SΙΜΟΝΕ - Lisia
Nota introduttivae traduzione a cura di Anna Maria Di Leo che concede il tutto esclusivamente al sito SkuolaSprint. it
Questo discorso di difesa non è molto usato nelle scuole perché considerato un passo scabroso ed immorale in quanto parla di omosessualità.

Questonon è affatto vero: si tratta solo di un discorso oratorioscritto da Lisia per semplici lesioni colpose: tutto qui. Il fatto che poi si siano picchiati due omosessuali è cosa del tutto irrilevante ai fini dell'orazione.

Considerarla un'opera scabrosa è del tutto fuoriluogo anche se in effetti in Grecia l'omosesualità era malvista ma consentita con gli schiavi. Senza escludere una generica sessualità i ragazzi crescevano in un ambiente monosessuale e solo dopo si avvicinavano all'altro sesso.

1-6
Testo greco integrale vari passi tradotti (a breve gli altri)

1. Πολλά και δεινά συνειδώς Σίμωνι, ώ βουλή, ουκ αν ποτ' αυτόν είς τοσούτον τόλμης ήγησάμην άφικέσθαι ώστε υπέρ ων αυτόν έδει δοΰναι δίκην,...

Pur conoscendo gravi fatti da parte di Simone, o assemblea, non certo avrei mai creduto che egli giungese a tal punto di sfrontatezza per i fatti per cui era necessario che lui stesso rendesse conto, proprio per questi, come offeso ingiustamente movesse querela e si presentasse a voi giurato di grande e solenne giuramento.

Se invero altri dovessero pronunciarsi riguardo a me, fortemente io correrei pericolo (di sostenere un processo) ma vedendo che raggiri e casi imprevisti di tal guisa a volte nascono così che molte cose e anche al di là di ogni aspettativa sopravvengono a coloro che affrontano un processo presentandosi a voi io spero di dibattermi in un giusto giudizio. Soprattutto sono addolorato dal fatto, o assemblea, che sarò costretto a parlare di fronte a voi di questi fatti riguardo ai quali io pur vergognandomi ero rassegnato a subire un'ingiustizia a patto che molti si fossero trovati nelle condizioni di conoscere le vicende mie personali. Ma poiché Simone mi ha imposto in tale necessità nulla nascondendomi, vi narrerò tutto l'accaduto.

Io sono degno, o assemblea, se ho commesso ingiustizia proprio di nessuna indulgenza. Ma qualora io dimostrerò riguardo a tali cose che io non sono colpevole di quelle cose su cui Simone ha giurato altrimenti io rischio di sembrare di essermi comportato in un modo piuttosto sciocco la mia età nei confronti del ragazzo e allora io vi chiedo di non pronunciare un giudizio troppo negativo nei miei confronti giacchè voi sapete che il bramare è insito nella natura di tutti gli uomini e che soltanto il migliore e il più saggio che esita è in grado di sopportare nel modo migliore tutte le difficoltà. A tutti questi tentativi ponendosi come impedimento si è frapposto questo Simone come io stesso vorrò dimostrarvi o assemblea, noi eravamo innamorati di Teodoto, giovinetto plateese e io trattandolo bene ritenevo di essergli caro costui invece usando violenza e contro ogni norma è riuscito a costringerlo a fare quello che volesse quante cose cattive dunque egli fu persuaso da lui a farebbe sarebbe pesante impresa dirlo.

Quante torture ho subito io ritengo che bisogna che voi le ascoltiate. Venuto a sapere infatti che il giovinetto si trovava presso di me, venuto a casa mia di notte ubriaco, sfondate le porte, entrò nella parte riservata alle donne quando all'interno c'erano mia sorella e due nipoti che vivevano in una maniera così accostumata dal vergognarsi di essere viste anche dagli abitanti della casa.

7. Ούτος τοίνυν είς τοΰτο ήλθεν ύβρεως ώστ' ου πρότερον ήθέλησεν άπελθεΐν πριν αυτόν ηγούμενοι δεινά ποιεΐν οι παραγενόμενοι και οι μετ' αΰτοΰ έλθόντες, επί παΐδας κόρας και όρφανάς είσιόντα, έξήλασαν βία. Και τοσούτου έδέησεν αΰτω μεταμελήσαι των υβρισμένων ώστε έξευρών ου έδειπνοΰμεν άτοπώτατον πράγ­μα και άπιστότατον έποιήσεν, εί μη τις είδείη την τούτου μανίαν.

8. Έκκαλέσας γαρ με ένδοθεν, επειδή τάχιστα έξήλθον, ευθύς με τύπτειν έπεχείρησεν επειδή δε αυτόν ήμυνάμην, έκστάς έβαλλέ με λίθοις. Και εμού μεν άμαρτάνει, Άριστοκρί-του δε, ος παρ' έμέ ήλθε μετ' αυτού, βαλών λίθω συντρίβει το μέτωπον

9. Εγώ τοίνυν, ω βουλή, ηγούμενος μεν δεινά πά-σχειν, αίσχυνόμενος δε, όπερ ήδη και πρότερον ειπον, τη σύμφοροι, ήνειχόμην, και μάλλον ήρούμην μη λαβείν τούτων των αμαρτημάτων δίκην ή δόξαι τοις πολίταις ανόητος είναι, είδώς ότι τη μεν τούτου πονηρία πρέποντα έσται τα πεπραγμέ­να, έμοϋ δε πολλοί καταγελάσονται τοιαύτα πάσχοντος των φθονέΐν είθισμένων, εάν τις εν τη πόλει προθυμήται χρηστός είναι.

7-9

7. Costui dunque arrivò a tal punto di arroganza che non volle andarsene prima che coloro che erano intervenuti e quelli che erano arrivati con lui, lo portassero via con la forza, reputando eccessivo il suo comportamento verso ragazze giovani e orfane.

E fu tanto lontano dal pentirsi delle violenze commesse che, trovando il luogo in cui mangiavamo, faceva una cosa sconvenientissima e incredibile, se nessuno sapesse quanto è pazzo.

8. Avendo infatti chiamatomi da dentro verso l'esterno, non appena sono uscito, subito tentò di colpire:

siccome mi difendevo, mi lanciò una pietra come impazzito/fattosi in là; ma mi mancò, e poiché con la pietra colpi Aristocrito, che era andato con lui a casa mia, gli sfracellò la fronte.

Quanto a me, benché ritenevo di subire cose inaccettabili, poiché mi vergognavo di quello che mi capitava), cosa che appunto ho detto anche prima, ho rinunciato, e preferivo non prendere misure legali piuttosto che sembrare di essere sciocco agli occhi dei cittadini, sapendo che queste azioni sarebbero state adatte alla malvagità di costui, mentre molti fra quelli abituati ad odiare, se qualcuno desidera essere onesto, avrebbero riso di me, poiché ho subito queste cose.

10-11-12

10. Οϋτω δε σφόδρα ήπορούμην ο τι χρησαίμην, ω βουλή, τη τούτου παρανομία, ώστε έδοξέ μοι κράτιστον είναι άποδημήσαι εκ της πόλεως. Λαβών δη το μειράκιον (άπαντα γαρ δέί τάληθή λέγειν) φχόμην εκ της πόλεως. Επειδή δε ωμην ίκανόν είναι τον χρόνον Σίμωνι έπιλαθέσθαι μεν του νεανίσκου, μεταμελήσαι δε των πρότερον ήμαρτημένων, άφικνοϋμαι πάλιν.

11. Κάγώ μεν φχόμην είς Πειραιά, ούτος δ' αί-σθόμενος ευθέως ήκοντα τον Θεόδοτον και διατρίβοντα παρά Λυσιμάχω, ός ωκει πλησίον της οικίας ης ούτος έμεμίσθωτο, παρεκάλεσέ τινας των τούτου επιτηδείων. Και ούτοι μεν ήρί-στων και έπινον, φύλακας δε κατέστησαν επί του τέγους, 'ίν', οπότε έξέλθοι το μειράκιον, είσαρπάσειαν αυτόν.

12. Εν δε τούτφ τφ καιρώ άφικνοΰμαι εγώ εκ Πειραιώς, και τρέπομαι παριών ως τον Λυσίμαχον ολίγον δε χρόνον διατρίψαντες έξερχόμεθα. Ούτοι δ' ήδη μεθύοντες έκπηδώσιν έφ' ημάς. Και οι μεν τίνες αύτφ των παραγενομενων ουκ ηθέλησαν συνεξα-μαρτεΐν, Σίμων δε ούτοσί και Θεόφιλος και Πρώταρχος και Αύτοκλής ειλκον το μειράκιον. Ό δε ρίψας το ίμάτιον ώχετο φεύγων.

10. Ero in così grave imbarazzo su come comportarmi di fronte all'aggressione di costui, o consiglio, che mi sembrò che la cosa migliore fosse di andarmene dalla città. Presi con me il ragazzo e me ne andavo. Quando credevo che il tempo fosse sufficiente per Simone per dimenticarsi del giovane e di pentirsi degli errori commessi in precedenza, ma ne torno in città.

11. Quando me ne tornavo al Pireo, costui, venuto immediatamente a sapere che era arrivato Teodoto e che alloggiava in casa di Tisimaco, il quale abitava nella casa che costui aveva preso in affitto, fece venire in casa sua alcuni degli amici intimi. E costoro mangiavano e bevevano e disposero sul tetto delle guardie in modo da rapire il ragazzo non appena fosse uscito

12. Proprio in questo momento arrivo io dal Pireo e faccio una deviazione per andare da Lisimaco, e dopo aver trascorso insieme un po' di tempo usciamo, e costoro già ubriachi piombano su di noi. E alcuni di quelli che erano venuti con lui non vollero prendere parte a quello attacco, ma il qui presente Simone, Teofilo, Protarco e Autoclete cercavano di tirar via il ragazzo.

13. 14. 15

13. Εγώ δε ηγούμενος εκείνον μεν έκφεύξεσθαι, τού τους δ', επειδή τάχιστα έντύχοιεν άνθρώποις, αίσχυνομένους άποτρέψεσθαι— ταύτα διανοηθείς...

13. Egli però avendo gettato il mantello se ne andava via fuggendo. Quanto a me, ritenendo che sarebbe riuscito a fuggire e che costoro non appena si fossero imbattuti in qualcuno provando vergogna avrebbero lasciato perdere, avendo pensato tutte queste cose, me ne andavo per un'altra strada.

Così fortemente cercavo di evitarli e ritenevo che tutte le cose avvenivano a causa di costui fossero una grande disgrazia.

14. E lì dove Simone sostiene ci sia stata la rissa nessuno di costoro né di noi né fu fracassato relativamente alla testa né ricevette nessun altro danno, e di queste cose vi fornirò dei presenti come testimoni.

15. Il fatto che l'aggressore e il responsabile dell'agguato contro di noi sia stato costui e non io contro di lui è stato testimoniato a voi dai presenti. In seguito il ragazzo si rifugiò in un lavatoio, e costoro precipitatosi dentro tutti insieme a forza cercavano di portarlo via, mentre gridava, strepitava e invocava testimoni.

16-17-18

16. Συνδραμόντων δε ανθρώπων πολλών και άγανακτούντων τω πράγματι και δει­νά φασκόντων είναι τα γιγνόμενα, των μεν λεγομένων ουδέν...

16. Sebbene fossero accorsi molti uomini e si indignassero per i fatti e sebbene dicessero che quanto avveniva era inaccettabile, non si curavano affatto di quelle affermazioni, ma picchiarono Molone, il lavandaio, e alcuni altri che cercavano di portare aiuto al ragazzo.

17. Mentre procedo da solo mi imbatto in costoro che sono già vicino alla casa di Lampone e, ritenendo che fosse intollerabile e vergognoso permettere che il giovane subisse violenza in modo così illegale e brutale, lo prendo via. Ma costoro, per quale motivo lo maltrattassero in quella maniera, non vollero dirmelo, benché fossero stati interrogati, ma lasciato perdere il ragazzo picchiarono me.

18. Iniziata la mischia, o assemblea, lanciando il ragazzo dei sassi contro costoro, difendendomi io la mia incolumità fisica, scagliando costoro sassi contro di noi, e colpendo il ragazzo sotto l'effetto del vino e difendendosi quello, accorrendo tutti i presenti in aiuto di noi poiché ritenevano che fossimo noi la parte lesa, in questa confusione noi veniamo rotti nella testa tutti.

19-20

19. Και οί μεν άλλοι οί μετά τούτου παροινήσαντες, επειδή τάχιστα με ειδον μετά ταύτα, έδέοντό μου συγγνώμην έχειν, ούχ ως αδικούμε­νοι άλλ' ως δεινά πεποιηκότες· και εξ εκείνου του χρόνου τετ-τάρων ετών παρεληλυθότων ουδέν μοι πώποτε ένεκάλεσεν ού-ΟΓίς.

20. Σίμων δ' ούτοσί, ό πάντων των κακών αίτιος /(•νόμενος, τον μεν άλλον χρόνον ήσυχίαν ήγε δεδιώς περί αύ-τυϋ, επειδή δε δίκας ιδίας...

22. Έτόλμησε γαρ ειπείν ως αυτός μεν τριακοσίας δραχμάς έδωκε Θεοδότω, συνθήκας προς αυτόν ποιησάμενος, εγώ δ' έπιβουλεύσας άπέστησα αύτοΰ το μει­ράκιον....

27. Φησί δ' επί τάΐς οΰτοΰ θύραις ύπ' έμοΰ δεινώς διατεθή-ναι τυπτόμενος. Φαίνεται δε πλείν ή τέτταρα στάδια από της

οικίας διώξας το μειράκιον ουδέν κακόν έχων, και ταύτα πλεΐν ή διακοσίων ίδόντων ανθρώπων έξαρνός εστί.

28. Λέγει δ' ως ημείς ήλθομεν επί την οίκίαν την τούτου όστρακον έχοντες, και ως ήπείλουν αύτω εγώ άποκτενέΐν, και ως τούτο εστίν ή πρόνοια....

35. "Ετι τοίνυν, ω βουλή, και εκ της μάχης της γενομένης ράδιον γνώναι δτι ψεύδεται. Το γαρ μειράκιον ως έγνω, ρΐψαν

θοιμάτιον, φεϋγον ωχετο, ούτοι δε αυτόν έπεδίωκον, εγώ δε έ-τέραν άπελθών όδόν φχόμην....

40. "Οτι μεν ούν, ω βουλή, ούδενός α'ίτιός είμι των γεγενη­μένων, ίκανώς άποδεδέΐχθαι νομίζω· ούτω δε δίακειμαι προς τάς εκ των τοιούτων...

δε ουκ έδυνήθησαν, περί των τοιούτων τάς τιμωρίας ούτω με-γάλας κατεστήσαντο, ηγούμενοι, υπέρ ων έβούλευσαν καί προύνοήθησαν, υπέρ τούτων...

Ritengo o, consiglieri di aver mostrato a sufficienza di non essere il responsabile di alcuno dei fatti; anzi il miosentimento di ripugnanza per le dispute che ne sono derivate è tale

che, pur avendo subito; altre prepotenze da Simone e pur avendo avuto la testa rotta da k ho mai avuto il coraggio di denunciarlo, perché mi sembrava < inammissibile, se anche avevamo litigato fra noi per l'amore di i gazzo, cercare per questo di far mandare un uomo in esilio dalla ]. Inoltre ero convinto che non vi sia alcuna premeditazione ndl mento, quando uno colpisce senza l'intenzione di uccidere3, ti è tanto stupido da premeditare a lungo come infliggere una : un suo nemico? 42, È noto invece che i nostri legislatori, se capi due cittadini si spacchino la testa a vicenda in una rissa, non per < hanno stabilito di punirli con l'esilio; altrimenti ne avrebbero : in esilio davvero molti!

Ma per chi ha ferito uno con l'intento di i derlo senza riuscirvi, hanno stabilito che le pene siano così pesa tenendo che debba espiare in modo conveniente l'intenzione e la meditazione; perché, anche se non ha raggiunto lo scopo, none ha fatto quello che poteva per conseguirlo. 43. Già molte voltenel passato voi avete giudicato così riguardo alla premeditazione.

E sa davvero terribile se tutti coloro che ricevono una ferita in una rissai vuta all'ubriachezza, alla voglia di attaccar briga, a una lite per futili] tivi, a uno scherzo, a insulti, o a rivalità per una etera - cose di cuil ti si pentono, non appena tornano padroni di sé - voi infliggeste : gravi e pesanti, al punto da mandare dei cittadini in esilio dalla (cara) patria

44. Θαυμάζω δε μάλιστα τούτου της διανοίας. Ου γαρ του αύτοΰ μοι δοκεΐ είναι έράν τε καί συκοφαντεΐν, άλλα το μεν των ευηθεστερων, το δε...

46. "Εχοιμι δ' αν καί άλλα πολλά ειπείν περί τούτου, άλλ' επειδή παρ' ύμίν ου νόμιμόν εστίν έξω του πράγματος λέγειν, εκείνο ένθυμεΐσθε·...

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