L'avidità dei trenta - Lisia versione greco

L'avidità dei trenta versione greco Lisia Euloghia

ἐπειδὴ δ’ οἱ τριάκοντα πονηροὶ μὲν καὶ συκοφάνται ὄντες εἰς τὴν ἀρχὴν κατέστησαν, φάσκοντες χρῆναι τῶν ἀδίκων καθαρὰν ποιῆσαι τὴν πόλιν καὶ...

Dopo che i trenta, miserabili e sicofanti quali erano, giunsero al potere, proclamando che era necessario purificare la città dagli ingiusti e che i restanti cittadini si volgessero alla virtù e alla giustizia, pur dicendolo, non avevano il coraggio di farlo, come io cercherò di ricordare, parlando prima dei miei malanni, poi dei vostri. Infatti Teognide e Pisone dicevano dinnanzi ai trenta riguardo ai meteci che alcuni erano avversi al governo e che era un ottimo pretesto per sembrare di punirli, invece per arricchirsi; che la città era allo stremo e che il governo aveva bisogno di denaro.

Convinsero senza difficoltà i loro ascoltatori, era gene che considerava cosa da nulla far uccidere delle persone ma riteneva importantissimo arrcchirsi. Decisero dunque di arrestarne dieci e tra questi due non ricchi per poter addurre come giustificazione di fronte all'opinione pubblica che gli arresti non erano stati fatti per motivi di interesse ma che si era trattato invece di una azione a vantaggio dello stato come se mai avessero preso qualche altro provvedimento inspirato a principi cosi ragionevoli !

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