Un autorevole sinegoro parla in difesa del meteco Callia

Ὑὑμᾶς δὲ ἄξιον μὴ τοὺς μὲν τῶν θεραπόντων λόγους πιστοὺς νομίζειν, τοὺς δὲ τούτων ἀπίστους, ἐνθυμουμένους ὅτι Καλλίᾳ μὲν οὐδεὶς πώποτε οὔτ´...

Voi non dovete credere alle parole dei suoi servi e giudicare invece indegne di fede le sue (parole) tenendo conto che mai nessuno né un cittadino privato né un magistrato, ha rivolto a Callia un'accusa di qualsiasi genere, che costui, vivendo in questa città vi ha reso molti buoni servigi e che è giunto alla sua età senza incorrere in nessuna accusa; questi uomini invece, che in tutta la loro esistenza (vita) hanno commesso delitti gravi e fatto esperienze di molte miserie, ora, atteggiandosi a benefattori, montano le loro accuse mirando alla libertà.

Non me ne meraviglio; infatti sanno che se verrà dimostrato che mentono non subiranno male alcuno peggiore della attuale loro condizione, ma se riusciranno a portarvi in inganno, si ritroveranno liberati dalle loro attuali sofferenze.

Per questo non bisogna pensare dalle loro attuali sofferenze. Per questo non bisogna ritenere né accusatori né testimoni credibili persone come queste, che fanno denunce contro altri ricavandone grandi vantaggi, ma quanti si espongono personalmente a rischi per tutelare l'interesse pubblico.

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