Ignavia degli Ateniesi - Demostene versione greco
ἀξιῶ δ’, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, ἄν τι τῶν ἀληθῶν μετὰ παρρησίας λέγω, μηδεμίαν μοι διὰ τοῦτο παρ’ ὑμῶν ὀργὴν γενέσθαι....
Io ritengo, uomini Ateniesi, che, se vi dico liberamente qualcosa delle cose vere (=la verità), non me ne derivi per questo alcuna collera da parte vostra.
Osservate così infatti: voi ritenete che negli altri campi la libertà di parola debba essere a tal punto (un diritto) comune a tutti quanti (vivono) nella città, che l'avete concessa anche agli stranieri e agli schiavi, e si potrebbe (uno potrebbe) osservare che molti schiavi presso di noi dicono quello che vogliono con più possibilità dei cittadini in alcune delle altre città, mentre l'avete completamente bandita dalle assemblee in cui si delibera (dal deliberare). Quindi vi è successo, in seguito a ciò, che nelle assemblee andate in visibilio e vi fate adulare ascoltando dei discorsi (che mirano) solo a compiacervi, mentre nelle cose e nei fatti correte ormai i rischi riguardo alle cose più gravi.
Se dunque anche ora avete questo atteggiamento, non ho nulla da dire (lett. non ho cosa dico); se invece siete disposti ad ascoltare quello che è nell'interesse senza adulazione, (sono) pronto a parlare. Anche se, infatti, le cose vanno molto male e molto è stato perduto tuttavia è possibile ancora raddrizzare tutta questa situazione, se voi vorrete fare ciò che è necessario. E forse ciò che sto per dire è paradossale, ma vero: quel che era peggio in passato, è ciò che risulta più positivo per il futuro.
Cosa è dunque questo? Che le cose vanno male perché voi non fate niente di ciò che è necessario, né poco né tanto; perché, se la situazione fosse questa mentre voi fate tutto ciò che sarebbe necessario, non ci sarebbe neppure la speranza che le cose migliorino. Ora invece Filippo ha avuto la meglio sulla vostra inerzia e sulla vostra indifferenza, ma non l'ha avuto sulla città; voi non siete stati vinti: ma non vi siete neanche mossi.
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