Il tesoro di Rampsinito l'architetto furbo e i figli ladri (III)
Ως ημερα εγιγνετο, ο Ραμψινιτος εισερχομενος εις το οικηματιον, ηυρισκετο το μεν νεκρον του κλεπτου εν τη παγη ανευ της κεφαλης .... οι φυλακοι εμεθοσκοντο, ο δε κλεπτει τον νεκρον.
Quando fu giorno, Rampsinito, che era entrato nella stanza (del tesoro), trovava il cadavere del ladro nella rete senza testa e la porta chiusa.
Poiché era perplesso faceva questo: ordinava di far appendere il cadavere del ladro e di imprigionare colui che piangeva il ladro e di condurlo da lui. La madre del morto sopportava in modo terribile la morte del figlio e volendo riprendersi il cadavere minacciava fortemente il figlio salvo/superstite di denunciar(si) a Rampsinito.
Ma il ladro escogitava questo: procuratosi degli asini e riempiendo delle otri di vino li caricava sugli asini e li spingeva avanti a se. Quando era vicino alle guardie del cadavere, sferzava l'asino e versava (= ἐπιχέω) il vino.
Le guardie si radunavano e raccoglievano il vino con gli orci. Il ladro in un primo momento fingendo collera insultava le guardie dopo (επεδιδου = επιδίδωμι imperfetto indicativo singolare terza) dava loro il vino e quando le guardie si ubriacavano rubava il cadavere.