Pro Murena 7 - Cicerone - testo latino e traduzione

PRO MURENA 7 Cicerone testo latino e traduzione

Sed me, iudices, non minus hominis sapientissimi atque ornatissimi, Ser.

Sulpici, conquestio quam Catonis accusatio commovebat qui gravissime et acerbissime <se> ferre dixit me familiaritatis necessitudinisque oblitum causam L. Murenae contra se defendere. Huic ego, iudices, satis facere cupio vosque adhibere arbitros.

Nam cum grave est vere accusari in amicitia, tum, etiam si falso accuseris, non est neglegendum. Ego, Ser. Sulpici, me in petitione tua tibi omnia studia atque officia pro nostra necessitudine et debuisse confiteor et praestitisse arbitror.

Nihil tibi consulatum petenti a me defuit quod esset aut ab amico aut a gratioso aut a consule postulandum. Abiit illud tempus; mutata ratio est. Sic existimo, sic mihi persuadeo, me tibi contra honorem Murenae quantum tu a me postulare ausus sis, tantum debuisse, contra salutem nihil debere.

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Mi toccava, o giudici non meno dell'accusa di Catone, la doglianza di un uomo sapientissimo e fecondissimo, Servio Sulpicio, che disse di aver sopportato pesantemente e dolorosamente che io, dimentico dell'amicizia e della stima, difendessi la causa di Lucio Murena contro di lui.

lo desidero, giudici, chiarirmi con lui e che voi siate arbitri. Infatti quanto è grave essere accusato a ragione nella amicizia tanto non deve essere trascurato anche se sei accusato ingiustamente, lo, Servio Sulpicio sia credo che avrei dovuto darti nella tua candidatura tutte le mie forze e i miei appoggi per la nostra amicizia sia penso di averlo fatto.

A te che aspiravi al consolato non mancò nulla da parte mia di ciò che dovesse essere chiesto da un amico o da un notabile o da un console. Quel tempo è passato; il discrimine è cambiato. Così penso, così mi persuado che io ti dovessi soltanto quanto osasti chiedermi contro la candidatura di Murena, e che non ti debba niente contro la (sua) salvezza.

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